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Infanzia e adolescenza: disturbi più frequenti, presa in carico e psicoterapia.

Crescere per un bambino non è un’impresa semplice, crescere nella contemporaneità è una sfida ancor più complessa: stile di vita frenetico, contesti familiari complessi e frammentati, nuove tecnologie sono solo alcuni elementi con cui spesso i bambini e gli adolescenti si confrontano.

Diversi sono i momenti di cambiamento conseguenti alle tappe evolutive della crescita e tali momenti talvolta rivelano criticità: l’ingresso in una nuova scuola, il cambiamento dell’equilibrio familiare dato ad esempio dalla nascita di un fratellino o dalla separazione dei genitori, altri cambiamenti nel contesto di vita possono rappresentare momenti difficili in cui il bambino o l’adolescente esprimono il proprio malessere.

Le parole per comunicare questi disagi molto spesso mancano, ma diversi segnali possono far intuire che qualcosa sta turbando il mondo emotivo del bambino/a o del ragazzo/a: irritabilità, aggressività senza motivo, assenza di appetito, calo del rendimento scolastico o addirittura rifiuto scolastico e isolamento crescente nel proprio mondo sono alcuni esempi di come si esprime un disagio che non devono essere sottovalutati dai genitori e/o dagli adulti di riferimento.

Quando può servire portare un bambino dallo psicologo?

Quando i segnali di disagio non passano, anzi si prolungano nel tempo aumentando il malessere sia del singolo che dell’intero nucleo familiare, è utile rivolgersi a professionisti esperti di queste problematiche.
Il loro intervento è mirato ad interrompere il circolo vizioso che si è insinuato nel bambino / adolescente che è molto pericoloso per l’intero nucleo familiare, in quanto generatore di sentimenti di incomprensione e frustrazione crescenti.
Il professionista può accompagnare la famiglia ad una rielaborazione degli eventi o del disagio che turba la qualità del vivere quotidiano attraverso percorsi pensati sulle caratteristiche personali e le possibilità di ognuno.
Il primo incontro è dedicato esclusivamente ai genitori e serve al professionista per raccogliere la domanda e la storia anamnestica del figlio/a e del nucleo familiare. In tale occasione insieme si concorda il percorso di trattamento più utile per la situazione presentata: supporto psicologico genitoriale, valutazione psicodiagnostica, supporto psicologico oppure psicoterapia.

Quali sono i disturbi più frequenti in età evolutiva?

  • Problemi emotivi, comportamentali e relazionali;
  • Sindromi psicosomatiche;
  • Disturbi della condotta alimentare;
  • Difficoltà legate a eventi familiari critici;
  • Problematiche cognitive e scolastiche;
  • Disturbi specifici di apprendimento – DSA;
  • Difficoltà nella condotta e nel controllo del comportamento;
  • Problemi di autostima;
  • Disagi legati ai cambiamenti dell’immagine;
  • Disagi psicologici legati a patologie organiche;
  • Dipendenze da nuove tecnologie.

Come lavora lo psicologo col bambino e con l’adolescente?

Il lavoro terapeutico consiste nel dare forma e parole ad uno stato emotivo non ancora ben codificato dentro di sé e che turba in modo significativo il vivere quotidiano.
Questo tipo di lavoro necessita di tempi che non possono essere pre-definiti ma che dipendono dalle caratteristiche del singolo e dalla qualità dell’alleanza di fiducia (alleanza terapeutica) che si è creata col professionista.

Il bambino comunica attraverso il gioco ed è attraverso il gioco che il terapeuta può entrare in relazione con lui/lei. Per questo motivo nei nostri studi sono presenti alcuni giochi che facilitino l’interazione e la comunicazione col terapeuta e permettano la creazione di un legame di fiducia necessario allo scioglimento dei “nodi critici”. Riuscire a mettere in parole pensieri e vissuti e darne un senso è l’obiettivo di questo lavoro.
Diverso discorso va fatto per la presa in carico dell’adolescente, già capace di comunicare attraverso le parole ma probabilmente più diffidente in fase iniziale a fidarsi di una persona a lui o lei nuova, che spesso altri, i genitori, hanno scelto per loro.

In generale il lavoro psicologico ha bisogno di tempo, fiducia e pazienza da parte dei soggetti coinvolti; nel caso di minorenni il coinvolgimento riguarda i genitori o chi svolge la responsabilità genitoriale i quali sono periodicamente chiamati per degli incontri di aggiornamento o restituzione sul percorso terapeutico in atto.

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